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IN RICORDO DI UN DICIANNOVENNE UCCISO DAL BRANCO

(articolo comparso su “il Nuovo Territorio” il 7/02/2009)

Non voglio angosciarvi con un intervento strappalacrime.
Ma questa brutta storia di Igor, la sua fine terribile mi ha fatto riflettere.
Anche se lo avevo perso di vista da un pò, conoscevo Igor benissimo, da
quando aveva più o meno 10 anni. Erasmo, l’allenatore della scuola calcio,
mi convinse a partecipare ad un campo estivo con loro, e fu la mia prima
esperienza da educatore, anche se ero molto molto inesperto.
Ricordo tante cose, e i ricordi sono bellissimi, anche se ora sono appannati
da un velo di tristezza.
Era terribile, Igor: un ragazzino vivacissimo, ma anche tanto, tanto
affettuoso. Come capita a molte pesti che ho il piacere di conoscere, spesso
a noi grandi faceva un pò arrabbiare. Ma senza di lui, non ci saremmo
davvero divertiti.
Era assai vivace dicevo ma aveva una gran dote: sapeva farsi perdonare. E
quando si trovava in difficoltà, sapeva chiedere aiuto. Sembra una banalità,
ma questa è una qualità davvero rara: parecchi si arroccano nelle loro posizioni, tanti
altri si ostinano cocciuti ai loro errori. Lui non era così,e questo forse
dipendeva proprio dalla difficile infanzia che ha avuto.
E’ la capacità di tornare sui propri passi che fa la differenza tra una persona
intelligente ed una stupida.
Questo l’ho capito anche grazie a lui che, pure in questo, era di una intelligenza
fuori dal comune.

Ricordo una volta a Roccaraso litigò con un ragazzo più grande: scoppiò
in lacrime e venne da me. Alla fine dopo quasi un’ora si addormentò tra
le mie braccia, come un angioletto. Mentre dormiva pensavo che ad occhi chiusi
non sembrava poi così pestifero. Lo portai in braccio fino al terzo piano,
e lo misi a letto, rimboccandogli le coperte. Il giorno dopo raccontò a
tutti..quello che avevo fatto per lui. Era una banalità, parecchi si sarebbero
pure vergognati ad ammetterlo..ma lui sembrava essere così contento: fu la prima volta che mi sentii davvero fiero del mio ruolo con i ragazzi di quella età. Per la prima volta, pensai di potermi rendere davvero
utile a loro.
Giocava a porta, ma durante la serata in “discoteca” tutti volevano che ballasse
la break dance: era già bravissimo, e naturalmente vinse la gara di ballo.
Ogni tanto poi, si cimentava in esercizi impossibili per la sua età (restava
in posizione a “bandiera” per un tempo interminabile, faceva flessioni battendo
le mani, etc etc..)
Diceva che un giorno sarebbe diventato un ballerino famoso, oppure un portiere
di una grande squadra. Ricordo con tenerezza quando prese una cotta terribile
per una ragazzina , e mi tormentò per avere una sua foto: poi mi confessò
di dormire tutte le notti con la sua foto sotto il cuscino.
Nelle due estati a Roccaraso, mi chiedeva sempre (quasi fino alla nausea..)
di recarci al campo di allenamento col fuoristrada perché gli piaceva percorrere
un tragitto sterrato, che separava l’albergo dal campetto. E d’inverno voleva
sempre organizzare uscite al bowling, ma per la verità lo portavo di rado
con me per paura che combinasse qualche piccolo guaio.
Ero diventato subito un suo punto di riferimento, mi prendeva in giro, ma
mi voleva bene. Mi chiamava “fofò” e io mi arrabbiavo. E lui per tutta risposta
mi fece chiamare “fofò” da tutta scauri (almeno dai suoi coetanei). Non contento
una volta venne a bussarmi a casa, visto che non mi vedeva da un po’ in
giro (stavo studiando in quel periodo..) e lesse sul mio citofono “Artone Martone” (eh si
mia madre fa di cognome Martone e mio padre Artone…) e da allora non fui
più solo “fofò” ma fofò “Artonemartone”. E tutti i “mocciosi” di Scauri iniziarono a chiamarmi
così. Facevo finta di arrabbiarmi, ma in realtà faceva sorridere anche a
me. I nomignoli sono sempre dimostrazione di affetto. Penso che tutt’ora
sia l’unica persona a cui ho consentito di chiamarmi “fofò”.

Scriveva benissimo, Igor. Ricordo delle poesie che mi fece vedere, fiero
di sé, quando aveva poco più di undici anni E io all’inizio non credevo nemmeno
che fosse lui l’autore (possibile che quella peste avesse un cuore così grande?)
Adorava suo nonno, forse perché aveva trovato in quella figura anziana
quello che i genitori per vari motivi non erano riusciti a dargli. E l’ultima
poesia che ha scritto, mi dicono, è stata per lui. A Scauri organizzammo
tanti tornei di calcio, dove giocava a porta, e tante uscite insieme.

Poi divenne adolescente, e io divenni educatore ACR. Era troppo grande per stare
nel mio gruppo, ma sapevo che continuava a frequentare Don Simone, che per
lui era una specie di secondo padre (nonostante tutte le “cazziate” che gli
faceva spessissimo) e tutti gli altri amici della parrocchia, dove una volta
lo vidi ballare (fu quasi costretto, ma alla fine lo fece e fu sommerso dagli
applausi..) ad una festa che organizzammo nel salone. Poi lo vidi ad uno
spettacolo presso la scuola ballo; era bravissimo, anzi, incantevole. Fui
commosso fino alle lacrime: ci era riuscito!. Aveva scelto una strada, in
modo ostinato, e aveva realizzato il suo sogno. Come sempre si era fatto
aiutare, aveva scelto le persone giuste che credevano in lui. Aveva appena
diciotto anni e aveva già vinto trofei prestigiosi, aveva una strada davanti
a se’. Tante persone lo avevano preso per mano e condotto in questa splendida
avventura che stava solo per iniziare.
L’ultima volta che lo vidi, era a maggio: aveva deciso di ricevere il sacramento
della Cresima, che per pigrizia non aveva preso da bambino. Come al solito,
mi aveva stupito.
Non l’aveva fatto perché doveva “sposarsi”, non doveva nemmeno frequentare
il catechismo per inerzia come fanno purtroppo tanti dodicenni..aveva semplicemente
sentito quel bisogno.
Riusciva sempre a stupirmi. Era fuori dal comune, ma non lo dico ora che
non c’è più..l’ho sempre detto.
Igor ha lasciato un grande vuoto nel mio cuore, più grande di quello che
potete immaginare.
Il legame che si crea tra un educatore (anche se alle prime armi)e i suoi
ragazzi e ragazze, è qualcosa che secondo me nessun altro può capire. Nemmeno
i ragazzi stessi, per quanto possano essergli legati.
Ognuno di questi ci lascia un qualcosa di diverso, che diventa parte del
nostro cuore
E anche grazie a lui che ho imparato la bellezza di aiutare i più piccoli,
soprattutto quelli in difficoltà, a coltivare le loro passioni: forse senza
aver incrociato la strada di Igor adesso non sarei nemmeno educatore.
Ho imparato la bellezza di prendere per mano i ragazzi e le ragazze nel
momento del bisogno, a consolarli quando sono tristi. Ad abbracciarli e a
dirgli “ti voglio bene” senza troppi peli sulla lingua. Igor me lo diceva
sempre.
A piangere, quando ce n’è bisogno: lui non si vergognava di piangere..

Pensando a lui lo ammetto sono triste. Ma sono anche felice per aver regalato
qualche giorno di allegria e di spensieratezza, alla sua breve vita.

Arrivederci Igor. Il tuo vero sogno, inizia adesso
Ti voglio bene