Tutti gli articoli di Alfonso

Renato de Pra per Alfonso Artone

Mi accingo con cautela e rispetto a estendere alcune “note di lettura” sul romanzo appena ultimato da Alfonso Artone.

Questa premessa mi pare opportuna, perché sono convinto che sia necessaria davvero molta prudenza nel giudicare l’opera prima di un giovane. Alfonso, infatti, ha poco più di trent’anni.

Prudenza che contiene in sé, sia chiaro, anche altre categorie di giudizio: incoraggiamento, sensibilità, rispetto, credito… oltre che consenso e una buona dose di ammirazione.

Tuttavia vorrei che fosse altrettanto chiaro che queste considerazioni vanno esplicitate solo a favore di chi – alla sua prima pubblicazione – abbia dato un’impressione indubbiamente positiva al lettore navigato (e figuriamoci al critico letterario!); e non già alla schiera sterminata di giovani e meno giovani, la gran parte aspiranti o sedicenti “eroi, naviganti, santi e poeti” che hanno ormai invaso il mercato globale, moltiplicandosi a dismisura a mezzo internet.

Detto questo, e tacitata la mia critica coscienza di critico, posso senz’altro affermare di avere letto un buon romanzo, davvero! Una bella storia scritta da un giovane che ha senza alcun dubbio la stoffa di scrittore autentico, pur con qualche blando distinguo per alcune ridondanze descrittive e per taluni passaggi forse pleonastici, ma tipici dell’ardore e della misura non ancora ben registrata di uno scrittore esordiente.

Oltretutto non era facile – ma Alfonso vi è riuscito perfettamente – conciliare temi e sentimenti diversi e in parte promiscui, come quelli che sono stati proposti e poi dipanati in una trama complessa che ha in sé elementi diversificati e apparentemente contrastanti: quali quelli di una tenera e sfumata love story, con quelli di un giallo intrigante e ricco di suspense, arricchito dall’originale novità di una suora-detective

come protagonista; e, soprattutto, con quelli di un messaggio di alto significato morale e religioso – ma condotto in tono rigorosamente laico – del rispetto della vita e della difesa di principi etici e bioetici, oggi piuttosto inconsueti o quanto meno annacquati.

V’è quindi uno straordinario flusso narrativo, una notevole e intrigata immaginazione – in questo romanzo – e anche una grande e positiva capacità retorica, a sostegno di un’anima e di un’esperienza emotiva colma di delicata e generosa pietas. Perfino le reiterazioni – comunque borderline, come dicevo all’esordio – sono il più delle volte opportune e ben scandite di occasioni descrittive, di eventi, di visioni di luoghi; e i dettagli sono ben dosati e puntuali di cognizioni tecniche, mediche e scientifiche, che appaiono esatte e aggiornate, da giovane e poliedrico studioso.

Anche la prosa è costantemente gradevole, accattivante e convincente, a volte addirittura ariosa ed elaborata; spesso con guizzi intensi e coinvolgenti che toccano l’arco della tensione emotiva o della sfumata commozione.

Gli auguro quindi, e gli prevedo, un sicuro avvenire di scrittore, pur tenendo conto che la giungla delle pubblicazioni e dell’editoria è per se stessa un ostacolo duro e difficile da superare, ma che la tenacia e l’amore per la scrittura potranno vincere, se egli sarà accompagnato da un’incrollabile fiducia in se stesso e nel dono divino di cui è stato gratificato.

 

maggio 2008

 

Renato De Pra

 

La Class Action

Articolo Comparso sul mensile “l’Angolo” – dicembre 2007

Il Senato ha approvato recentemente la cosiddetta “Class Cation”, ovvero l’azione collettiva risarcitoria: anche se è cosa diversa dalle class action americane, rappresenta a nostro avviso un passaggio storico per la tutela dei cittadini – consumatori in Italia. Si tratta infatti di uno strumento per garantire una più efficace, anche se migliorabile, tutela dei consumatori nelle controversie di massa, la cui importanza è già stata riconosciuta dalla Commissione europea.

 

Cerchiamo quindi di capire nel dettaglio cos’è questa nuova norma introdotta in Italia, da molti definita rivoluzionaria, che pur non introducendo nuovi diritti dei consumatori, rende più facilmente esercitabili quelli già esistenti in caso di violazione; in pratica viene eliminata in parte la necessità di ricorrere a cause individuali, che possono essere particolarmente gravose soprattutto in caso di controversie di basso valore economico.

 

Ecco qualche concerto esempio in cui potrà essere utilizzata l’azione collettiva risarcitoria:

– restituzione da parte della banca di una commissione illegittimamente addebitata sui conti correnti di migliaia di utenti;
– risarcimento dei danni causati ai risparmiatori da una frode finanziaria e da un prodotto difettoso, da una pratica commerciale sleale, da un comportamento anticoncorrenziale (per asempio un aumento di prezzo dovuto ad un cartello);
– rimborso del prezzo pagato e dei danni causati da disservizi come il black out energetico, i viaggi organizzati annullati, i voli cancellati.

L’azione risarcitoria collettiva, molto diversa dalla class action americana, è già stata introdotta in diversi Paesi europei e non sarà uno strumento che mette a rischio aziende e lavoratori. Al contrario, permetterà finalmente ai consumatori di giocare un ruolo attivo e, affiancandosi alla vigilanza e al controllo da parte delle autorità pubbliche, renderà più efficiente il mercato e favorirà lo sviluppo economico.

 

Alfonso Artone

Il consiglio comunale? Luogo di partecipazione

Il consiglio comunale? Luogo di partecipazione

Articolo comparso nel  mensile “l’angolo” novembre 2007 

Nel comune di Minturno c’è un luogo fisico ed umano, che ogni cittadino di tanto in tanto, dovrebbe frequentare: il consiglio comunale. Non sarebbe tempo perso o sottratto a cose ben più importanti.

Sarebbe il tempo della partecipazione politica, un tempo  prezioso per osservare, conoscere, capire,  per rendersi conto di chi amministra e di come lo fa.

E il come lo fa, nel nostro comune è chiaro. Basta andare una sola volta ad uno qualsiasi dei consigli comunali per capire il perché di tante cose che non vanno nel nostro territorio. La maggior parte delle lamentele che noi cittadini quotidianamente manifestiamo , dipendono da scelte che i nostri amministratori fanno nel luogo dove si dovrebbe operare per il bene comune.

C’è una cosa che veramente sconvolge quando entri nella splendida sala consiliare, ti siedi ed hai davanti a te il consiglio al completo: l’assoluta mancanza di rispetto, una maleducazione imperante, un’arroganza sconvolgente.  E questo devo dire, è un comportato molto diffuso soprattutto tra la maggioranza.

C’è chi mangia noccioline, chi legge il giornale, chi chiacchiera tranquillamente, chi porge le spalle al consigliere che sta parlando, chi rimane composto al suo posto, sembra assorto in altri pensieri ma pronto ad alzare la paletta quando si deve votare in modo già stabilito indipendentemente dal dibattito in aula.

Si resta sconvolti, di fronte ad una scena del genere.  Qualcuno se ne va sdegnato. Qualche altro sorride per non piangere, altri ancora si sentono traditi come cittadini. Ma proprio per questo, superando  tristezza  rabbia e demotivazione, bisogna andare, bisogna che il cittadino, anche solo per ascoltare e senza diritto di parola, si riappropri con la sua presenza del luogo in cui tante decisioni e tanti progetti vengono approvati con una superficialità disarmante. Davanti a cittadini attenti….potranno i nostri amministratori continuare a mostrare questo volto sporco della politica?

Nella sala consiliare, alle spalle del sindaco, del presidente del consiglio e del segretario, c’è uno bellissimo crocifisso. Quante decisioni contro l’uomo vengono prese in nome di quel Cristo in croce. Chissà cosa pensa Dio in quei momenti. Forse da quegli occhi allibiti, scende una lacrima.